Le pellicole della Famiglia Liscia sono conservate e custodite presso l’Archivio Home Movies. Ad accompagnarci in questo viaggio nel tempo è Aldo Liscia – il “burrasca” – insieme alla nipote Dora, figlia di Rodolfo Liscia. Il racconto parte dal nonno Fortunato e dal suo viaggio da Tunisi a Livorno, prosegue con l’incontro del padre Adolfo e la madre Lea Corcos e tutti i momenti felicemente trascorsi in famiglia fino al 1938, anno delle Leggi Razziali. Dietro la cinepresa ci sono soprattutto Lea e il figlio Renato, anche se la Pathé Baby 9,5mm fu regalata a Rodolfo durante il Bar Mitzvah del 1931. È da quell’anno che partono le riprese.
La maggior parte delle riprese si svolge a Villa Giulia, la maestosa abitazione sul lungomare livornese dei Liscia. Alla fine degli anni Trenta, la famiglia fu obbligata a vedere la Villa ai Ciano. In seguito Adolfo farà causa a Edda Mussolini Ciano per riaverla e potrà entrarne di nuovo in possesso.
Adolfo era primario chirurgo all’Ospedale di Livorno. Sposa Lea giovanissima, ricordata dal nipote per essere “personaggio notevole per carattere e personalità”. Aveva frequentato la scuola di Ragioneria, inoltre praticava nuoto e canottaggio. Rischiò la vita durante la guerra, rimanendo sotto la casa di Livorno colpita da una bomba; come raccontò, la ferita più grave l’ebbe da un colpo di piccone dei soccorritori: riuscì a richiamare la loro attenzione muovendo un dito rimasto fuori dalle macerie con un anello.
La maggior parte delle riprese sono state realizzate fra il 1932 e 1933: i filmati dell’operazione chirurgica sono del 1932, dopo l’inaugurazione del nuovo ospedale avvenuta in quell’anno con la presenza del Re. Coeve sono anche scene alla Villa e giù al mare. Degli stessi anni sono le scene all’Abetone con i ragazzini vestiti da balilla. Degli anni 1936 e ‘37 sono le scene a Nizza, quelle sulla neve (sempre all’Abetone) e il carnevale di Viareggio.
In mezzo, le scene della vendemmia nel podere de La Rotta – vicino a Pontedera – ora non più della famiglia. Un caso curioso sono le riprese fatte nello stabilimento balneare Pancaldi a Livorno, datate 1929: dal momento che Rodolfo possedeva la cinepresa solo dal 1931, vuol dire che qualcun altro ha girato quelle immagini, consegnandole poi alla famiglia.
In Una Pathé Baby per Villa Giulia di Luca Ferro i ricordi, talvolta confusi, riemergono grazie alla visione degli home movies.